Il bicentenario
leopardiano si annuncia ricco di manifestazioni in Italia e all’estero.
La prima mostra si è aperta il 9 novembre a Pisa, e documenta il felice
soggiorno del Poeta nella città toscana, dove scrisse alcune famose
liriche, da A Silvia a La quiete dopo la tempesta.
Nato il 29 giugno 1798 a Recanati (Macerata) da nobile famiglia, mostrò
una straordinaria precocità negli studi.
Oppresso dalla grettezza dell’ambiente in cui era cresciuto, che lo
portò a sviluppare una visione pessimistica del mondo, dal 1822 fu
protagonista di una continua fuga dalla città natale: a Roma nel
1822-23, a Milano nel 1825 per curare un commento al Petrarca e due
Crestomazie della edizione dei Canti, a Firenze nel 1827, a Pisa
nell’inverno 1828, ancora a Firenze nel 1830, dove ebbe l’intensa
passione per Fanny Targioni, e infine a Napoli, ospite dell’amico
Ranieri, dal 1833 fino alla morte, il 14 giugno 1837.
Qui consolidò la sua opposizione alla fiducia dei liberali nel progresso
e aprì la sua poesia a una dimensione sociale, con numerose opere che si
aggiunsero ai Canti, allo Zibaldone, alle Operette morali. In
particolare i Canti rappresentano, accanto alle poesie di Shelley, Keats,
Holdelin, Baudelaire, una delle più alte espressioni della lirica
ottocentesca; un capolavoro assoluto e universale, la cui costante
attualità è dimostrata dal fiorire di studi e traduzioni in ogni dove.
Proprio ai Canti sono dedicati i 4 francobolli sammarinesi, che
illustrano con tecnica a acquerello ottocentesco i manoscritti originali
di alcune celebri poesie del Leopardi; anche se con alcuni piccoli
"ritocchi" - nell’originale si legge ad esempio Silvia, rammenti ancor -
per evitare che si pensasse a un errore.
Con un sentito grazie al Centro Nazionale Italiano di Studi Leopardiani. |